Month: marzo 2014

Imprenditori a forma di T

Qual è la forma mentis migliore per un nuovo imprenditore?

Impossibile da dirsi. Un approccio stimolante è però quello di Tim Brown, dirigente della prestigiosa impresa di design IDEO di San Francisco.

Secondo Brown, chi opera in campo creativo (anche con ruoli imprenditoriali) dovrebbe essere strutturato a forma di T.

La lettera T ha un’asta verticale, che può essere usata per esprimere la profondità delle competenze che ogni professionista deve avere: come designer, architetto, economista, ingegnere, ecc.

La sola competenza individuale però è insufficiente, se non è accompagnata dalla disponibilità a collaborare e interagire con le altre discipline.

Ecco quindi il significato dell’asta orizzontale della lettera T.

Secondo Brown, se una persona è strutturato a forma di T si capisce subito. Chi non lo è parla solo di se stesso e dei suoi progetti, chi è a forma di T parla di se ma anche delle altre persone che lo hanno aiutato a raggiungere gli obiettivi. Queste sono persone che hanno empatia e interesse a collaborare con altre persone.

 

http://www.genesis.it/pubblicazioni-libri1.htm

 

Meglio mettersi in proprio o accettare la condanna alla precarietà?

Le dichiarazioni di diversi esponenti del nuovo governo Renzi convergono su un punto: i ministri si arrendono di fronte alla precarietà del lavoro.

Si capisce da quanto dicono che di idee per creare un lavoro di qualità e ad alto reddito non ne hanno nessuna; i giovani si rassegnino.

Le leggi verranno adattate in modo da perpetuare per loro un destino di contratti di lavoro mal pagati e di breve durata, ripetutamente rinnovabili.

L’unico soggetto che può tutelare i giovani lavoratori, il sindacato, verrà indebolito perché accusato di volere “conservare” alcune importanti tutele del lavoro dipendente e addirittura di volere un tavolo per discutere di queste questioni.

In fondo, Renzi non dice granché di nuovo in quanto prosegue la strada dei suoi predecessori, come Berlusconi e Monti: solo con maggiore convinzione e presunzione. Flessibilità estrema, dequalificazione, bassi salari.

Se le cose stanno così, se quindi la generazione degli attuali quaranta-cinquantenni (e soprattutto i privilegiati che occupano le poltrone ministeriali) ha deciso che i più giovani saranno condannati alla precarietà, non diventa allora meglio, proprio per i più giovani, pensare a un futuro di piccoli imprenditori?

Mettersi in proprio comporta certo dei costi e dei rischi, ma consente anche di costruirsi una professionalità e relazioni durature con la clientela, rapporti di fiducia e di stima, una continuità di lavoro e reddito migliori di quelli che un lavoro dipendente così indebolito da chi governa il paese può e vuole offrire.

 

Le 12 tecnologie dirompenti per il 2025

Secondo lo studio del McKinsey Global Institute “Nell’orizzonte del 2025” 12 tecnologie avranno un effetto dirompente (disruptive) sull’economia, determinando forti aumenti di produttività ma anche forti rischi di disoccupazione.

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In ambito energetico le due tecnologie dirompenti sono le energie rinnovabili ma anche le nuove modalità di estrazione del petrolio e gas (fracking).

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Grandi progressi sono anche in atto nell’Energy storage, cioè nell’immagazzinamento dell’energia. Il prezzo delle batterie è infatti diminuito in pochi anni del 40% e ciò avrà un impatto su molti settori, tra cui quello dell’auto elettrica.

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Il collegamento tra Internet e telefonia mobile è una quarta tecnologie che continuerà a generare forti effetti.

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A Internet sono inoltre sempre più collegate reti di sensori a basso costo per il funzionamento delle cose.

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Sempre tramite Internet i computer potranno utilizzare software in cloud sostituendo i server interni, ma aumentando la potenza e riducendo i costi delle infrastrutture informatiche.

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I grandi progressi nella genomica e nel sequenziamento del DNA ridurranno sensibilmente i costi della medicina e indurranno uno sviluppo degli OGM.

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La tecnologia dei nano tubi di carbonio  è sempre meno costosa, e renderà disponibili materiali avanzati più leggeri e robusti, con un rapporto forza/peso migliore di oltre 100 volte quello dell’acciaio.

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Le stampanti a 3D, il cui costo è diminuito del 90% in 4 anni; questo avrà un grande impatto sulla produzione di molti articoli come i giocattoli.

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Robot avanzati sempre più efficienti e dotati di sensori contribuiranno a un forte sviluppo dell’automazione industriale.

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Vi sarà inoltre una grande diffusione di veicoli autonomi senza conducente diretto: aerei, navi, camion, automobili.

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Infine, l’automazione del lavoro della conoscenza consentirà risparmi enormi nei costi. Questo grazie a sistemi software intelligenti (fra cui App per smartphone) capaci di svolgere compiti complessi. Le tecniche di apprendimento automatico come il Deep Learning e le reti neurali aiutano l’automazione della conoscenza. Forri sviluppo ci saranno anche nella sanità e nell’istruzione, nelle attività di insegnamento e nella valutazione delle performance degli studenti. Nella sanità grandi progressi sono attesi nelle tecniche di diagnostica.

Il punto di massimo indebitamento nelle start up

Molte nuove imprese rischiano di entrare ben presto in affanno finanziario, se non addirittura in una situazione di serio pericolo di fallimento, in quanto non sono in grado di gestire la situazione della liquidità.

Il ritardo in un incasso, una spesa straordinaria, la mancata previsione di uscite fiscali  possono portare a seri squilibri che inizialmente vengono gestiti ritardando finché possibile i pagamenti ai fornitori (con conseguenze comunque negative sulla qualità delle collaborazioni in corso) e poi cercando affannosamente e disordinatamente fonti di finanziamento, con esiti non sempre soddisfacenti.

Particolarmente esposte sono le start up che hanno un mercato costituito da altre imprese o enti pubblici, soggetti cioè che fisiologicamente pagano in ritardo e in periodi di crisi a volte (le imprese) rischiano di non pagare neppure.

Nella tipica mentalità dello start upper i temi finanziario sono sottovalutati, in quanto è tenace la presunzione che una buona o eccellente innovazione tecnologica non possa non generare abbondanti cash-flow.

La stampa ha una parte di colpa nel formarsi di questa erronea concezione, in quanto celebrando i successi straordinari di poche eccezionali aziende (da Google a Facebook) mette del tutto in ombra la concreta realtà di milioni di start up che nel mondo sono pure partite con ottime idee ma non hanno avuto il successo dei grandi, in molti casi proprio perché non supportate da un’adeguata strategia finanziaria.

L’esperienza di consulente mi dice che mettere in sicurezza le finanze di una start up non è facile, ma che comunque alcuni strumenti tecnici di sicura utilità ci sono.

Particolarmente importante è quello che GENESIS definisce “PUNTO MASSIMO DI INDEBITAMENTO”, cioè il livello peggiore di squilibrio finanziario che nel corso di un anno, e particolarmente dell’assai delicato primo anno di attività, la start up si troverà ad affrontare.

Quasi sempre una impresa nasce con un capitale sociale insufficiente ad affrontare gli investimenti necessari. In questo non c’è nulla di drammatico, a condizione che l’entità dei capitali esterni da reperire sia quantificata con esattezza.

Il “PUNTO MASSIMO DI INDEBITAMENTO” è un dato che si può ricavare non solo quantificando gli investimenti iniziali (in capitale fisso e circolante) e mettendoli a rapporto con il capitale sociale, ma anche calcolando molti altri fattori finanziari che nel corso dell’anno incideranno e non poco sulla liquidità della start up:

  1. tempi di incasso dai clienti;
  2. stagionalità delle vendite;
  3. tempi di pagamento ai fornitori;
  4. versamenti e crediti IVA;
  5. costituzione di scorte;
  6. versamento di cauzioni;
  7. anticipi nel versamento degli utili ai soci;
  8. pagamenti di imposte sul reddito e di contributi previdenziali;
  9. pagamento di mensilità aggiuntive ad eventuali dipendenti.

In una situazione come quella descritta dal grafico successivo si vede che per quanto, qualora si facesse la media delle situazioni mensili, l’impresa riuscirebbe avere una situazione della liquidità abbastanza in equilibrio, un’analisi mensile evidenzia che nei mesi di marzo-aprile l’ indebitamento potenziale della start up si avvicinerebbe ai 35 mila Euro, per poi migliorare nei mesi successivi.

Sapendolo in anticipo la start up potrebbe  mettere anticipatamente in atto tutte le strategie più efficaci e fattibili per abbassare  il “PUNTO MASSIMO DI INDEBITAMENTO”, ad esempio combinano piccoli slittamenti nei pagamenti con riduzioni nelle scorte di capitale circolante.

Inoltre l’impresa sarebbe in condizione di predisporre le necessarie coperture, anche muovendosi adeguatamente nei riguardi del sistema bancario e facendo richiesta degli strumenti finanziari più convenienti.

Non sono manovre particolarmente sofisticate, ma interventi relativamente semplici che però presuppongono l’impiego di corretti strumenti di previsione, che spesso in una start up sono assenti talvolta per ignoranza e in altri casi per la sottovalutazione di problemi ritenuti meno importanti di quelli strettamente produttivi.