Month: gennaio 2021

IL TRISTE PRIMATO DELL’ITALIA – PARTE IV

Nell’ultimo Post avevamo visto i gravi limiti del CTS nel comprendere i fenomeni complessi, in una visione sistemica. Se ne ha una evidenza lampante quando si esprimono rappresentanti del CTS o del Ministero della salute. Normalmente si impigliano in complicate descrizioni dei parametri di misurazione della pandemia, si limitano a descrivere i dati, e quando si tratta di sare delle soluzioni l’unica che sanno proporre è: “CHIUDERE TUTTO”.

 Fattore 6. “Chiudere e ristorare”. Mentre l’organo “scientifico” del Ministero della Salute da sostanzialmente solo dire che bisogna “chiudere tutto”, il governo provvede a risolvere le cose da un punto di vista economico con i “ristori”.

Il “ristoro” è un provvedimento che serve a lenire le ferite di un corpo economico dolorante. Il lenimento è minimo, rispetto ai danni economici subiti dalla mancata attività. Per il bilancio dello Stato, però, milioni di ristori sono devastanti. Lo si capisce quando vengono annunciate le cifre delle future tranche: 10 miliardi, 30 miliardi, 7 miliardi. Insomma, cifre imponenti, che rischiano di prosciugare, anticipatamente, le risorse provenienti dall’Europa. Più la pandemia dura e più la strategia “Chiudere e ristorare” appare devastante. Un errore strategico drammatico. Nessun sistema economico può reggere a oltranza con una parte del suo sistema produttivo bloccato in una situazione di assistenzialismo forzato (e non voluto dai diretti interessati). O meglio: potrà reggere, da un lato, con un aumento del carico fiscale per chi deve sostenere il blocco di una parte dell’economia, e dall’altro con un impoverimento del sistema sanitario, in termini di investimenti e di stipendi correnti del personale.

La mancanza di visione strategica è impressionante. La strategia avrebbe potuto essere un’altra: chiudere il meno possibile per avere più risorse da investire nel sistema sanitario. Chiudere il meno possibile isolando i focolai fin dall’inizio (come in Cina hanno fatto con Wuhan) e tracciando i contagi. La fallimentare operazioni che si era sperato di fare non con personale adeguato ma con una “magica” applicazione informatica, la mitica App Immuni, è emblematica della improvvisazione che ha guidato fin dall’inizio la lotta alla pandemia.

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IL TRISTE PRIMATO DELL’ITALIA CON IL RECORD DI MORTI PER 100 MILA ABITANTI. PERCHÉ? PARTE III

Eravamo arrivati nel precedente articolo a indicare come fattore decisivo (fattore 3) per spiegare l’inefficacia del governo nella lotta al virus il ruolo del CTS, come compagine avente un’ottica esclusivamente medica, incapace di cogliere il carattere sistemico della pandemia.

Fattore 4. Nei giorni successivi allo scoppio della pandemia, i contagi si diffondono velocemente proprio nelle aree del paese più industrializzate e in particolare in quelle dove erano particolarmente diffuse le polveri sottili e i tumori al polmone. Una correlazione evidenziata in un nostro precedente articolo. Cogliere quella correlazione avrebbe consentito di concentrare le forze di contrasto su poche e circoscritte aree geografiche. Invece, inizia, anche per gli sconsiderati appelli di alcuni governatori del Sud, a diffondersi il panico per le regioni meridionali, ancora non toccate dal virus.

La correlazione con i dati ambientali non viene colta dal CTS e quindi dal governo: un errore molto grave. Per fare un paragone sportivo, sarebbe come se un allenatore di calcio (o pallavolo o basket) non capisse da quale parte del campo possa venire l’attacco degli avversari e distribuisse le forze della difesa in modo statico e omogeneo.

Fattore 5. Non tracciare, ma brancolare. La visione miope del CTS e del governo si vede nella incapacità di capire perché altri paesi stanno contrastando con successo il virus. Cina, Corea, Giappone e in Europa Germania, Svezia, Norvegia, Finlandia stanno contrastando con successo il virus. La chiave è il tracciamento: un compito che non necessariamente deve essere fatto da personale sanitario. Si tratta di ricostruire i contatti di chi si è infettato, e a ciò servono delle interviste, anche telefoniche, formulate da personale che potrebbe essere assunto e formato ad hoc, dando anche impulso alla occupazione, giovanile e non. Ma ciò non avviene. Da parte degli esponenti medico-virologici si continuano a diffondere delle banalità quali il lavarsi le mani, tenere la distanza e portare la mascherina. Purtroppo il problema è più complesso. Riguardo al tracciamento si sa soltanto allargare le braccia e dire: “è saltato ogni tracciamento”. Insomma, si rinuncia a combattere, non si inizia neppure a tracciare. Porte aperte al virus! Un allenatore sportivo che ragionasse così sarebbe già stato esonerato e sostituito.

Come un ciclista “bollito”

Oggi sono usciti i dati sul calo del PIL in Germania nel 2020: – 5%. In Italia dati ufficiali non ci sono ancora, ma le previsioni parlano di un -12%.

Forse da noi qualcosa non ha funzionato. Io penso che sia la politica di bloccare tutto, per dare ristori (briciole rispetto alla perdita di reddito provocata dalle chiusure).

Mi sembra che siamo come un ciclista che in una dura salita prende 7 minuti di distacco dalla maglia rosa (la Cina è fuori classifica, troppo forte: + 6%).

IL TRISTE PRIMATO DELL’ITALIA – PARTE II

Continua l’analisi dei fattori che hanno determinato il record negativo di morti in Italia. Per la Parte I vedi il Blog precedente.

Fattore 2. Non capire la portata sistemica della pandemia. Il governo, anche perché privo di validi strumenti previsionali, appare spiazzato dalla pandemia. Ne coglie il risvolto politico immediato, che è quello di rafforzare l’esecutivo di fronte alle opposizioni, ma non la portata strategica. Non vede i collegamenti sistemici tra la situazione sanitaria che si sta creando e la complessiva situazione sociale, ambientale ed economica del paese. Nel momento in cui sarà necessario bloccare molte attività produttive verrà alla luce un drammatico problema di risorse, e quindi di sostenibilità del Lockdown (chi pagherà gli stipendi a medici e infermieri?). Inoltre si porrà un problema di impoverimento drammatico di alcune fasce sociali, oltre che di impoverimento culturale dei giovani costretti a rinunciare alla scuola. Però questi temi sono ignorati, si ragiona nel breve periodo, e poi per fortuna l’Europa dà una mano con il colossale piano di aiuti del Recovery Plan (ed eventualmente anche del MES). Per un po’ si potrà tirare innanzi con queste risorse.

Fattore 3. Il ruolo del CTS. E’ questo probabilmente il fattore che più contribuirà alla crisi. Il cosiddetto Comitato tecnico Scientifico si insedia con poteri consultivi, ma con un filo diretto con il governo e in particolare con il ministro Speranza, che ne avalla sistematicamente le posizioni. Dal punto di vista dell’autorevolezza medica, il CTS è sovrastato nell’opinione pubblica dalla cacofonia di esperti che in televisione affermano tutto e il contrario di tutto. Il CTS però ha un ruolo ufficiale e una influenza diretta sul governo. Il suo problema principale è che, ammettendo pure che il Comitato sia “scientifico” è composto solo da tecnici e scienziati dell’area medica, quando il problema della pandemia è sistemico, e quindi richiederebbe di essere analizzato anche da competenze provenienti da altre discipline (sociologi, economisti, pedagogisti, esperti di ambiente). Il CTS si infila non a caso in un tunnel fatto di 21 indicatori incomprensibili ai più, che dovrebbero servire a monitorare l’andamento della pandemia e prendere le opportune decisioni.  L’alchimismo degli indicatori sarà però del tutto impotente a partire dall’autunno a impedire la drammatica escalation dei morti, e nonostante la raffinatezza degli indicatori, il consiglio che il CTS sostanzialmente continuerà a dare al governo sarà: “chiudete tutto!”. Essendo gli esperti incapaci di dare indicazioni efficaci chiudere tutto a qualcosa servirebbe, creando però disastri nelle restanti parti di un sistema che solo può sorreggere anche la parte sanitaria. Con questa visione assai poco scientifica nasce non a caso, a fare quadrare il ragionamento, anche la leggenda delle “movide”. I cittadini, che nei primi mesi della pandemia erano stati elogiati come straordinariamente responsabili, vengono ora accusati di folleggiare a danno di se stessi, anche se vere e proprie movide si verificano solo in alcuni casi limite. In Romagna, quando il turismo riparte frenetico in luglio e agosto, migliaia di persone si ammassano nelle spiagge e non si verificano effetti significativi sui contagi. Le movide, almeno quelle all’aperto, forse non c’entrano nulla.