Month: aprile 2014

Come Pantani in salita?

L’errore strategico dell’Europa ha una data precisa: 25 marzo 2012. Quel giorno l’Europa decide di passare dai parametri di Maastricht (max 3% deficit annuale; max 60% debito complessivo) al cosiddetto “fiscal compact”, che significa:

  • l’impegno ad avere un deficit strutturale che non superi annualmente lo 0,5% del PIL;
  • l’obbligo per i Paesi con un debito pubblico superiore al 60% del PIL, di rientrare entro tale soglia nel giro di 20 anni;
  • l’impegno a inserire le nuove regole nella Costituzione o comunque nella legislazione nazionale, che verrà verificato dalla Corte europea di giustizia (e l’Italia è stato il primo paese a introdurre in Costituzione il pareggio di bilancio).

Nel marzo 2012 era ormai evidente che gli stessi parametri di Maastricht erano difficilmente raggiungibili, in un economia fiaccata dalla crisi, con un gettito fiscale calante e spese sociali più alte per ogni stato.

In quell’anno doveva essere presa, saggiamente, una misura che allentasse il cilicio (autoimposto) di Maastricht; per rilanciare le economie si sarebbe potuto portare il 3% al 4% o al 5%, seppure solo per qualche anno (e rimanendo all’interno della logica dell’austerità, probabilmente del tutto sbagliata).

Invece no. Su pressione del paese più forte (la Germania) si decise di rendere ancora più duro il percorso. Il 3% veniva portato addirittura allo 0,5%. Da allora l’economia europea ha aggravato la sua crisi, mentre altre aree del mondo (non solo in Asia) corrono velocemente.

Cosa c’entra il grande e indimenticato “pirata” con il nostro ragionamento?

La manovra tedesca assomiglia allo strappo del ciclista in salita. Quando il campione si accorge di essere il più forte, non sta certo ad aspettare gli altri. Scatta e va a vincere. Marco Pantani, quando in salita si avvicinava il traguardo, buttava via la bandana gialla, si alzava sui pedali e scappava via da solo.

Bellissimo, ma solo nel ciclismo! I paesi dell’Unione Europea non sono atleti in competizione fra loro. Sono come un gruppo che deve andare il più forte possibile, ma mantenendosi unito.

Non facendo morire d’infarto o abbandonando a se’ stessi quasi tutti i membri del gruppo che non ce la fanno a tenere il ritmo del più forte.

 

Programmi europei: si può fare di più!

La nuova programmazione europea 2014-2020 potrà fare affidamento su fondi ingenti, articolati in 28 programmi di spesa.

Si tratta di oltre 260 miliardi di Euro da utilizzare fino al 2020.

A uno sguardo più attento si vede però che tali risorse non sono poi così elevate.

Nella tabella sono elencati i programmi principali che riguardano l’ambito dello sviluppo economico, a partire da Horizon 2020 sulla ricerca.

Per ogni programma sono indicati, nella prima colonna, i miliardi stanziati per il periodo 2014-2020, e nella seconda la somma annua devoluta ai programmi da ognuno dei 500 milioni di cittadini europei.

Per Horizon 2020, il programma più importante, ogni cittadino destina in un anno 21,20 Euro. Somma significativa, certo, ma che vale meno di un pieno di benzina.

Per Erasmus +, importantissimo programma che utilizza le risorse del Fondo Sociale Europeo per l’istruzione e la formazione professionale, le risorse annue devolute da ogni cittadino sono di 4,23 Euro.

Per Europa creativa, programma per lo sviluppo della cultura, le risorse procapite sono di 0,43, pari a meno della metà di un caffè al bar.

Insomma, si potrebbe fare molto di più. Se l’Europa appare così lontana è anche perché, nonostante la retorica, spende ancora troppo poco per lo sviluppo economico e sociale.

 

 

                    Risorse 2014-2020
MLD Cittadino /anno
Horizon 2014-2020
74,2 €     21,20
Strumento per la cooperazione allo sviluppo – DCI 2014-2020
19,6 €     5,60
Strumento europeo di vicinato – ENI 2014-2020 (ambiente, cultura)
15,4 €     4,40
Erasmus + 2014-2020
14,8 €     4,23
Strumento di assistenza preadesione – IPA II 2014-2020
11,7 €     3,34
Meccanismo per collegare l’Europa 2014-2020 (MCE)
9,2 €     2,63
Cosme 2014-2020
2,5 €     0,71
Europa Creativa 2014-2020
1,5 €     0,43
Strumento di partenariato per la cooperazione con i Paesi Terzi – PI 2014-2020
0,95 €     0,27
Programma per l’Occupazione e l’Innovazione sociale. (EaSI) 2014-2020
0,91 €     0,26
TOT 150,76  

 

 

 

Altri programmi
Afis 2014-2020
Diritti uguaglianza e cittadinanza 2014-2020
Dogana 2020 2014-2020
Europa per i cittadini 2014-2020
Fiscalis 2020
Fondo Asilo e Migrazione 2014-2020
Fondo per la sicurezza interna 2014-2020
Giustizia 2014-2020
Hercule III 2014-2020
Meccanismo Unionale di protezione civile
Pericle 2020 (sicurezza)
Programma di azione in materia di salute 2014-2020
Programma per l’ambiente e l’azione per il Clima (LIFE) 2014-2020
Programma pluriennale per la tutela dei consumatori 2014-2020
Strumento a favore della Groenlandia 2014-2020
Strumento finanziario per la promozione della democrazia e dei diritti umani nel mondo – EIDHR
Strumento inteso a contribuire alla stabilità e alla pace 2014-2020
Strumento per la cooperazione in materia di sicurezza nucleare – INSC2 2014-2020
TOT 110 mld Euro

 

Come nel traffico di Mumbai!

Quali abilità servono a un nuovo imprenditore?

In cosa queste abilità differiscono da quelle richieste al manager di una grande impresa?

I manuali di management si ostinano a proporre anche per le piccole imprese gli stessi modelli validi per le grandi.

Cosa cambia in realtà?

Con una metafora potremmo dire che se dirigere una grande impresa è come condurre un grande veicolo come un treno, essere un piccolo e nuovo imprenditore è come guidare un piccolo veicolo nel traffico…magari di una città caotica come Mumbai!

Occorrono doti creative, di improvvisazione, di reazione alle scelte degli altri (i concorrenti), una forte attenzione al contesto esterno (banche, normative, ecc.), ma anche abilità pratiche di conduzione diretta dell’azienda. Il tutto in una penuria di risorse che significa capacità di negoziare con le banche e attenzione estrema a ridurre gli sprechi, senza però compromettere la qualità del lavoro.

Il dirigente dell’impresa si muove in un ambiente più strutturato, con relazioni più formali, staff di collaboratori, maggiori risorse e un orizzonte di programmazione più lungo.

Questo non significa che dirigere una grande impresa sia facile, anzi. Voglio solo dire che è qualcosa di diverso dall’avviare e gestire una start up.

http://www.genesis.it