Month: dicembre 2020

Il triste primato dell’Italia con il record di morti per 100 mila abitanti. Perché? Parte I

L’Italia conclude l’anno con un triste primato, certificato dai dati della Johns Hopkins University, quello di essere il paese, tra i 20 più colpiti al mondo dalla pandemia, con il più alto rapporto tra morti e abitanti: 112 morti ogni 100mila abitanti. Seguono Gran Bretagna (109), Spagna (108), Stati Uniti (104), e poi in Europa Francia (96), Polonia (74) e Germania (40,0).

Al di fuori dell’Europa: Argentina a quota 97, Brasile a 92, Iran a 67.

Insomma siamo i peggiori, nonostante spesso ci fossimo autoproclamati un modello per il mondo.

Qualcosa non ha funzionato, evidentemente. Ma cosa?

Proveremo a ricostruirlo in questo e nei prossimi blog. Vedremo che il triste primato è attribuibile a diversi fattori.

Iniziamo a vedere il primo.

Fattore 1. Non avere un valido piano pandemico. Previsto per ogni paese europeo, il piano italiano forse non c’era, forse sì, chissà. La questione è del tutto aperta, come ha denunciato la trasmissione “Report”. Un vecchio piano con copia e incolla, nonostante gli insegnamenti della drammatica epidemia nel 2004. C’è da stupirsi? Direi di no. In quanti campi la pubblica amministrazione affronta i problemi superficialmente, senza avere studi alle spalle? Piani urbanistici, incentivi alle imprese, programmi sociali: tante politiche adottate per improvvisazione, demagogia, clientelismo, pura immagine di marketing: senza studi seri, dati approfonditi, confronti con le situazioni più avanzate. Non c’è da stupirsi se le cose siano andate così anche per il piano sanitario pandemico.

La Germania e il vaccino: furbetti contro furboni?

Il modo in cui la Germania affronta la crisi del Covid è una conferma di come il paese intende i rapporti interni all’Europa e come interpreta la collaborazione con gli altri membri della UE.

La UE ha siglato un accordo con la tedesca Biontech alleata della americana Pfizer che prevedeva la cessione a ogni paese della UE di 9.750 dosi del vaccino. Evidentemente pochissime.

Il giorno dopo si viene a sapere che la Germania aveva inteso 9.750 dosi per ognuno di 16 Laender, quindi a livello nazionale circa 150 mila.

Il giorno successivo altra notizia-bomba: la Germania riceverà presto da Biontech 30 milioni di dosi.

Un pò ingenuamente il prof. Galli ha protestato: “Non eravamo noi i furbetti?”

Forse sì: ma tra un furbetto e un furbone solitamente prevale quest’ultimo!.

Ma in fondo non è questione di furbizia, ma di tutela dell’industria nazionale, qualcosa che noi furbetti ci siamo dimenticati: Biontech è tedesca, e mentre sta arrivando la concorrenza di Moderna e di Astrazeneca è bene dare un vantaggio competitivo alla propria azienda, prenotando decine di milioni di dosi.

L’Europa, certo, è importante, ma non al punto da potere condizionare le scelte nazionali, semmai può servire a legare le mani (come in altri campi che conosciamo) a potenziali competitor.

Biontech, che ha sede a Mainz, sta avendo un boom produttivo e aprirà uno stabilimento a Marburg sempre in Germania. “Il nostro obiettivo è che da febbraio e marzo possano essere prodotti più vaccini in Germania” ha chiosato in ministro della Salute Spahn.

Potremmo aggiungere noi: evidentemente in Germania l’obiettivo del ministro della salute non è come in Italia quello di paralizzare l’economia nazionale per affrontare l’emergenza Covid, ma quello di considerare quest’ultima come una sfida per potenziare il proprio sistema produttivo. Proprio perché la salute è un bene primario può stimolare una crescita, anziché un ripiegamento passivo sulle proprie debolezze.

Cittadini passivi o attivi?

Nel bombardamento mediatico dei mesi Covid, si è insistito solo su 3 concetti: distanza di sicurezza fra le persone (orrendamente definita “distanza sociale”), sulla igiene delle mani e sulle mascherine.

L’atteggiamento è stato rigidamente normativo e repressivo (orari, chiusure, controlli, multe), con rampogne continue al cittadino, presunto colpevole “movide” che in realtà esistevano solo in casi limite di grandi città, mentre il virus dilagava anche nei più piccoli centri.

Insomma, uno Stato preoccupato soprattutto di scaricare su altri le colpe della propria grave inefficienza, per non avere neppure tentato di tracciare i malati, per prevenire il contagio.

Non si è puntato, come in altri paesi sul coinvolgimento e sul senso di responsabilità dei cittadini, e su una organizzazione della vita quotidiana capace di prevenire e contrastare il virus. Totalmente inascoltati sono stati ad esempio i nutrizionisti e gli immunologi che consigliavano di rafforzare le difese immunitarie attraverso l’assunzione di nutrienti specifici o di alimenti ricchi di nutrienti funzionali, prevenendo l’infezione da virus. Mangiare sano forse aiuta, ma non è mai stato detto.

Cittadini passivi o attivi?

Nel bombardamento mediatico dei mesi Covid, si è insistito solo su 3 concetti: distanza di sicurezza fra le persone (orrendamente definita “distanza sociale”), sulla igiene delle mani e sulle mascherine.

L’atteggiamento è stato rigidamente normativo e repressivo (orari, chiusure, controlli, multe), con rampogne continue al cittadino, presunto colpevole “movide” che in realtà esistevano solo in casi limite di grandi città, mentre il virus dilagava anche nei più piccoli centri.

Insomma, uno Stato preoccupato soprattutto di scaricare su altri le colpe della propria grave inefficienza, per non avere neppure tentato di tracciare i malati, per prevenire il contagio.

Non si è puntato, come in altri paesi sul coinvolgimento e sul senso di responsabilità dei cittadini, e su una organizzazione della vita quotidiana capace di prevenire e contrastare il virus. Totalmente inascoltati sono stati ad esempio i nutrizionisti e gli immunologi che consigliavano di rafforzare le difese immunitarie attraverso l’assunzione di nutrienti specifici o di alimenti ricchi di nutrienti funzionali, prevenendo l’infezione da virus. Mangiare sano forse aiuta, ma non è mai stato detto.