L’Italia conclude l’anno con un triste primato, certificato dai dati della Johns Hopkins University, quello di essere il paese, tra i 20 più colpiti al mondo dalla pandemia, con il più alto rapporto tra morti e abitanti: 112 morti ogni 100mila abitanti. Seguono Gran Bretagna (109), Spagna (108), Stati Uniti (104), e poi in Europa Francia (96), Polonia (74) e Germania (40,0).
Al di fuori dell’Europa: Argentina a quota 97, Brasile a 92, Iran a 67.
Insomma siamo i peggiori, nonostante spesso ci fossimo autoproclamati un modello per il mondo.
Qualcosa non ha funzionato, evidentemente. Ma cosa?
Proveremo a ricostruirlo in questo e nei prossimi blog. Vedremo che il triste primato è attribuibile a diversi fattori.
Iniziamo a vedere il primo.
Fattore 1. Non avere un valido piano pandemico. Previsto per ogni paese europeo, il piano italiano forse non c’era, forse sì, chissà. La questione è del tutto aperta, come ha denunciato la trasmissione “Report”. Un vecchio piano con copia e incolla, nonostante gli insegnamenti della drammatica epidemia nel 2004. C’è da stupirsi? Direi di no. In quanti campi la pubblica amministrazione affronta i problemi superficialmente, senza avere studi alle spalle? Piani urbanistici, incentivi alle imprese, programmi sociali: tante politiche adottate per improvvisazione, demagogia, clientelismo, pura immagine di marketing: senza studi seri, dati approfonditi, confronti con le situazioni più avanzate. Non c’è da stupirsi se le cose siano andate così anche per il piano sanitario pandemico.