Nel punto vendita di una nota catena di supermercati si può trovare sugli scaffali una confezione di detersivo per piatti da mezzo litro a un prezzo di 0,90 Euro. A fianco, una confezione da un litro ha un prezzo di 0,95 Euro. Come è possibile? Il doppio del contenuto con una differenza di soli 5 centesimi?
Facciamo alcuni semplici calcoli: se mezzo litro di contenuto vale 5 centesimi, un litro ne vale 10. Quindi comprando una confezione da un litro a 0,95 centesimi stiamo in realtà spendendo 10 centesimi per il contenuto e 85 per la confezione. Che indubbiamente è carina, plastica colorata, etichetta, moderno erogatore a pistola.
Quello però che ci interessa come consumatori è il contenuto, cioè il detersivo. La confezione è un contorno, e costa ulteriormente per il suo smaltimento a rifiuto, se non a noi direttamente alla città per i servizi di smaltimento (e a noi come TARI). Oltre al tempo dedicato alla raccolta differenziata.
Sulla base di questa situazione possiamo svolgere, credo, quattro considerazioni.
La prima: perché non incentivare l’uso di prodotti alla spina, acquistabili senza confezione? Se ne è parlato, ma poi non si è fatto nulla.
La seconda considerazione (ecologia): ha senso drogare i consumi con un così alto carico di rifiuti?
La terza (macroeconomia): nella contabilità nazionale della produzione, quella confezione di detersivo entrerà con un valore di 0,95 Euro, oltre a quello che verrà speso successivamente per lo smaltimento della confezione come rifiuto. Circa 10 volte più del valore effettivo. La nostra contabilità nazionale e gli indicatori del benessere non sono drammaticamente falsati?
La quarta (politica estera): non è che abbiamo marciato baldanzosi e tronfi contro la Russia sicuri di essere molto più forti per via degli indicatori che ci dicevano che il loro PIL era come quello della Spagna, cioè poca cosa rispetto a quella dell’intera Europa?